Consegna finale 11 novembre
A cosa dovete ispirarvi
Il termine Nouvelle Vague ("nuova onda") apparve per la prima volta sul settimanale francese L'Express il 3 ottobre 1957, in un'inchiesta sui giovani francesi a firma di Françoise Giroud, e venne ripreso da Pierre Billard nel febbraio 1958 sulla rivista Cinéma 58. Con questa espressione si fa riferimento ai nuovi film distribuiti a partire dal 1958 e in particolare a quelli presentati al Festival di Cannes l'anno successivo.
Alla fine degli anni cinquanta la Francia vive una profonda crisi politica, contraddistinta dai sussulti della guerra fredda e dai contrasti della guerra d'Algeria; il cinema francese tradizionale del tempo aveva assunto una connotazione quasi documentaristica nel testimoniare questa crisi interna, i film erano diventati mezzi attraverso i quali rifondare una sorta di morale nazionale, i cui dialoghi e personaggi erano spesso frutto di idealizzazione.
I primi registi a riconoscersi nel movimento sono François Truffaut, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Claude Chabrol e Éric Rohmer, un gruppo di amici con alle spalle migliaia di ore passate al cinema, la conoscenza profonda di centinaia di film, la stesura di decine di articoli e l'articolazione di centinaia di dibattiti alle porte della Cinémathèque Française.
Lo scopo cinematografico della Nouvelle Vague era catturare "lo splendore del vero", come disse Jean-Luc Godard nel periodo di critico ai "Cahiers du Cinéma".
A tale scopo nella realizzazione delle pellicole veniva eliminato ogni sorta di artificio che potesse compromettere la realtà: niente proiettori, niente costose attrezzature, niente complesse scenografie; i film vengono girati alla luce naturale del giorno, per strada o negli appartamenti degli stessi registi, con attori poco noti, se non addirittura amici del regista, e le riprese vengono effettuate con una camera a mano, accompagnata da una troupe tecnica essenziale costituita per lo più da conoscenti.
In questo avvicinarsi sempre maggiormente alla realtà, i giovani registi furono avvantaggiati anche dai progressi tecnologici: in particolare dall'avvento del Nagra, un registratore portatile, e da quello della cinepresa 16mm, leggera e silenziosa. Questa rottura tra riprese in studio e riprese in esterni è illustrata soprattutto in Effetto notte di François Truffaut (1973): in una doppia finzione cinematografica, il film ci mostra la realizzazione di un altro film, evidenziando le finzioni tecniche tipiche del cinema classico (scene invernali girate in piena estate, o scene notturne girate, con il famoso "effetto notte" appunto, in pieno giorno); Ferrand, il regista (interpretato dallo stesso Truffaut), ammette che questo film sarà senza dubbio l'ultimo girato in questo modo: una sorta di testamento del "vecchio" cinema e manifesto della Nouvelle Vague.
Inoltre i registi seguaci del movimento rompono alcune convenzioni, in particolare quelle di continuità. È così che in Fino all'ultimo respiro, Godard taglia i silenzi da un dialogo, o ancora in La jetée (cortometraggio che ispirerà L'esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam), Chris Marker presenta una sorta di diaporama: una successione d'immagini statiche, con un narratore unico e un lieve sottofondo sonoro. Non si tratta solamente di rompere con la tradizione per provocazione, ma piuttosto di trasmettere allo spettatore qualcosa di nuovo, o ancora di rappresentare un aspetto della realtà: i ricordi che ognuno di noi ha dei vari momenti della propria vita sono parziali, tronchi, e quando si guarda un album fotografico i ricordi riaffiorano in modo disordinato e confuso, con dei salti temporali.
Il costo di queste pellicole era molto basso, per cui ogni regista era capace di auto-finanziare la sua opera, invece di affidarsi alle grandi società di distribuzione, sempre restie nel dare fiducia ad autori che non avevano affrontato un lungo periodo di apprendistato come assistenti sui set di registi internazionalmente noti.
Si realizzi una pubblicità di 45 secondi dedicata allo sgrassatore Chanteclair:
Il Gallo del pulito è il tuo alleato contro lo sporco
(lo stile dello spot pubblicitario girato in Bianco e Nero deve essere quello della Nouvelle Vague)
Sottofondo o tappeto musicale: musica/canzone francese degli anni della Nouvelle Vague; lo spot dovrà riportare lo spettatore nel colore, negli sfondi, nei vestiti degli attori a quel periodo cinematografico... cioè dal 1957 agli inizi degli anni settanta....
Vi conviene visionare la cinematografia degli autori segnati in bold...
TESTI obbligatori che si devono sentire nello spot - protagonisti uomini e donne (obbligatoriamente)
Voce 1 - Lorraine... Ma non puoi usare Chanteclair ogni giorno
Voce 2 - Ma lo voglio lucido sempre
Voce 3 - Calma, lo sgrassatore Chanteclair, rimuove lo sporco ogni giorno senza rovinare le superfici
Voce 3 - Chanteclair è sicuro da usare, giorno dopo giorno, dopo giorno, dopo giorno...
Voce 3 - Ti aiuta a tenere le piastrelle pulite splendenti come nuove!
Voci 1-2-3 - È incredibile! Chi pulisce più di Chanteclair (con voce entusiasta)
*Lorraine è un nome francese di donna
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